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DICEVANO I PADRI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 7 luglio 2024.


Il Dio giusto.


Niente da fare. Gesù non si lascia afferrare, non si lascia definire, nessuno se lo può mettere in tasca dicendo: «ecco, io adesso so chi è Gesù!». Lui è sempre nuovo e sempre più in là. Sempre oltre ciò che noi possiamo raggiungere. E tutte le volte che ci sembra di averlo acchiappato, Lui si ribella e ci invita a seguirlo “più in là” («Sotto l'azzurro fitto / del cielo qualche uccello di mare se ne va; / né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: / “più in là”», Montale). È il Dio del cammino, della sequela, della strada, del viaggio. Nella sua vita tutti cercano di prenderlo e rimangono con le mani aperte e vuote: dal cattivo Erode ai farisei, dai suoi parenti alle guardie del Tempio. Persino la morte tenta di acchiapparlo, e Lui sfugge via, perché appartiene ad un’altra vita, ad un altro viaggio. E poi ci sono gli abitanti di Nazaret: «noi sappiamo chi è costui che parla con tanta sapienza: il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone»… «Ed era per loro motivo di scandalo». Nazaret e il villaggio del sì a Dio e del no al Vangelo (Ronchi). Assomiglia tanto ai nostri paesi. Un Dio che ci protegga e ci garantisca sicurezza e prosperità, sì che lo vogliamo. Un Dio senza titoli di studio, con mani incallite, piedi polverosi e strane preferenze umane, no. È troppo scomodo da adorare. Si adora un Dio luminoso, imponente, trionfante, non un Dio opaco, debole, falegname, fratello di gente come noi, figlio di una comunissima Maria. Non si adora un Dio contaminato di umanità, soprattutto quella povera, debole e aggrovigliata da peccato e fallimenti. Non sa di Dio, uno che sceglie la strada, la casa e i cuori e solo saltuariamente si lascia trovare al tempio o in sinagoga. È scandalosa la misericordia: un sasso che prima o poi ti fa inciampare.

E benedetti spigoli divini che, quando i sbatti la testa, ti fanno capire che Dio non lo costruisci su misura, ma Dio lo accogli, lo ascolti mentre parla di te e del suo progetto su di te, mentre ti assicura che non finirà tutto nel baratro del nulla, ma che tutto finirà tra le sue braccia e che raccoglierà Lui i cocci della tua storia per ricucirteli addosso. Perché a Lui e alla sua Misericordia piaci così, ti ama così, ti ha creato così e nulla ti potrà allontanare da quel suo amore paterno e materno insieme. Le sue viscere, così fastidiose per chi cerca un Dio 118, sono quelle di una madre che è sempre incinta di nuova vita per la tua storia, nuove pagine, nuove avventure, nuovi viaggi con Lui/Lei.

Gesù è profeta, e come tutti i profeti, non lascia tranquilli né comodi. È uno che è uscito da Nazaret, dal villaggio del sì ad un Dio sbagliato, e «se sbagli su Dio, sbagli sul mondo, sulla società e su te stesso» (Turoldo). Gesù perciò esce. Esce perché sa di essere, un po’ come ciascuno di noi, tante cose allo stesso tempo. Non è solo “il falegname”: è anche il pescatore, il maestro, il guaritore, l’ascoltatore, il profeta, … il liberatore, il salvatore, il redentore. Poteva starsene a Nazaret uno come Gesù?

Gesù rimane meravigliato della loro incredulità. Eppure, come è suo stile e come è lo stile di Dio, rifiutato ama di più: impone le mani agli ammalati, li guarisce, e percorre i villaggi vicini insegnando. Non importa, un giorno capiranno anche loro e diranno sì al Dio giusto!

… e allora, anche i miracoli non saranno delle magie, ma dei segni efficaci della Pasqua. Come ci dice Origene: «Io sono di questo parere: nella sfera dei beni materiali lavorare la terra non basta per realizzare la raccolta dei frutti, se non vi concorre il contenuto della terra, e maggiormente l'ambiente, secondo la qualità progettata da colui che la ordina e crea come vuole, né d'altra parte il contenuto del terreno potrebbe portare alla raccolta senza coltivare la terra. Senza la fede da parte di quelli che vengono guariti, le energie dei miracoli non rivelano la loro completa efficacia ai fini della guarigione, ma neppure la fede, quale che sia, ottiene la guarigione senza la potenza divina».


don Giammaria Canu




F. Botero, Gesù e la folla (2010)

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