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LA DOMENICA SULLE SPALLE DEI GIGANTI - a cura di don Giammaria Canu

Domenica, 30 Luglio 2023.


Lasciati trovare.


Domenica prossima, domenica di braccianti e di mercanti (ma anche di pescatori e di scribi). Agricoltori e viaggiatori. Sguardi chini sulla terra e sogni fissi sulle perle. Gente che rischia, gli uni e gli altri. Tutti stanno sotto la meravigliosa legge del “chi cerca trova” che è anche interpretabile: “solo chi cerca trova”, oppure, “solo a chi cerca può capitare l’incidente di trovare qualcosa”.

Che poi viene anche un dubbio: sono io che trovo un oggetto o è l’oggetto trovato che finalmente trova me. Nel senso che, a volte, sembra proprio che quell’oggetto cercato, quell’esperienza ricercata, quella persona attesa compaiono nella vita come se qualcuno ce le avesse messe da sempre lì, in attesa che proprio iole cercassi. Quel tesoro e quella perla del Vangelo – che altro non sono, ancora una volta, che il Regno di Dio, la sua Parola e la sua stessa Vita – mi cercano da sempre e aspettavano solo che io, cercandole, mi lasciassi trovare da loro. C’è così un grande mistero in ogni oggetto, ogni esperienza, ogni persona: sta a vedere che Dio l’aveva pensata da sempre nelle mie tasche, nel mio cuore, nella mia vita, parte integrante della mia gioia di passarci assieme giornate felici.

Tutti siamo cercati e ricercati e per Dio tutti siamo interessanti da trovare. C’è qualcosa di prezioso da trovare in noi anche quando ci sembra di non avere un bel niente da mettere in vetrina. Sia il lavoratore della terra che il mercante quando trovano un vero tesoro e la vera perla lasciano tutto con gioia per poter spalancare la vita a quella nuova gioia. La gioia è il motore che dà senso al rischia.

Viste dalla parte di Dio, sono le parabole della misericordia raccontate da Luca: sono la stessa gioia del pastore che ritrova la pecora smarrita, la stessa gioia della donna che ritrova la moneta perduta e l’immensa gioia del Padre misericordioso che ritrova il figlio morto. Una gioia che mette in moto la possibilità di lasciare tutto pur di dedicarsi tutto al tesoro trovato; noi suoi figli.

Ma così è anche la nostra vita e mi piace pensarla proprio una grande campagna archeologica in cerca del vero tesoro che sta spettando che noi ci decidiamo a cercarlo.

Ecco come dipinge Andrea Carandini (grande gigante dell’archeologia) il mestiere-vocazione dell’archeologo, «uomo sempre tormentato e affascinante»:

«Quale è il dovere morale, prima che culturale, dell’archeologo? È quello di raccogliere i frammenti, in sé privi di significato, che giacciono sparsi in quelle borse dell’esperienza umana di cui è composto il nostro sottosuolo, per comporli in un grande racconto. Ciò implica valorizzare il noto, colmando anche le sue lacune, in modo da restituire il senso delle vite passate».

Insomma: la terra ha sempre qualcosa da insegnarci, basta lasciarsi trovare da chi ha tessuto per la nostra vita una bella storia da raccontare.

Per quanto riguarda poi il mercante, possiamo fare sempre un’altra operazione di salto nella storia e pensare al cuore inquieto dei mercanti medievali. Eccone un’analisi di Franco Cardini (altro gigante della storia medievale).

«In fondo, antropologicamente, tra il mercante e il pellegrino medievali non c’è tanta differenza. Con i proventi dei suoi viaggi, il mercante spesso finanziava, anche a sconto dei suoi peccati, belle chiese, grandi affreschi, splendide vetrate. Il mondo cristiano ha espresso nella concezione dell’homo viator, del viaggiatore, il simbolo della ricerca spirituale che nondimeno si esprime talvolta anche nei termini d’un reale ed effettivo spostamento da un luogo all’altro. Il termine “pellegrino” poi, deriva dal verbo latino peragere che è quanto mai ricco di significati: da quello di “muoversi con inquietudine, senza tregua” a quello di “condurre a termine” (e quindi “perfezionare”, ma anche “morire”). Il peregrinus non è semplicemente l’hospes, lo “straniero”. La parola peregrinus esprime l’estraneità e al tempo stesso l’estraneamento e lo spaesamento. Il pellegrino è tale in quanto straniero nella terra nella quale giunge; ma al tempo stesso l’espressione che lo qualifica è ambigua al punto tale da poter significare il contrario: in realtà egli potrebb’essere straniero nella sua terra d’origine, e la sua vera patria essere appunto la sua mèta. Il cristiano è cittadino del cielo, la sua vita è un pellegrinaggio perché egli parte dall’esilio e desidera tornare in patria».

Così tra agricoltore e bracciante vige un potente sodalizio: quello della vita tormentata, inquieta e rischiata per un bene immenso che eccede sempre le possibilità di una felicità fai da te.




don Giammaria Canu


M. Merisi Caravaggio, Madonna dei pellegrini (1606). Si ha l’impressione che Caravaggio voglia farci capire che la Madonna e Gesù bambino stessero proprio aspettando questi pellegrini dall’aspetto sporco ma immensamente felici per il tesoro trovato.

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